Per De Andrè si tratta di un ritorno all’Ariston a 11 anni dal suo ultimo Festival.
Si tratta di una canzone incentrata sulla Genova della fine degli anni ‘70, che sembra quasi una lettera, amara e dura, al padre Fabrizio.
Invisibili è un brano dalle sonorità acustiche, di ispirazione intimista. Dopo il salto potete leggere il testo. Video esibizione. Le 2 canzoni sanremesi, fanno parte della ristampa di Come in Cielo Così in Terra, uscito il 20 febbraio 2014.
Testo Invisibili - Cristiano De Andrè
di F. Ferraboschi – C. De André
Ed. Nuove Edizioni Musicali – Milano
Tu abitavi in via dell’amore vicendevole
E io qualche volta passeggiavo da quelle parte lì
Il profumo dell’estate a volte era gradevole
E le tue medagliette al merito sul petto brillavano
Brillavano molto più dei miei lividi
Tu camminavi nell’inquietudine
E la mia incudine era un cognome inesorabile
Un deserto di incomunicabilità
Tu eri laureato in danni irreversibili che la droga provoca al cervello
Io un po’ di questo un po’ di quello
In fondo niente di veramente utile
Tu eri bravissimo a specchiarti nelle vetrine
Io altrettanto a svuotare le cantine
Per noi amici, pochi amici, pochissimi amici
Tu eri fortissimo a inventarti la realtà
Io liberissimo di crederla o non crederla
E ho sempre sperato che qualcuno un giorno
Potesse parlare male di noi
Ma eravamo invisibili, talmente invisibili che non ci vedevamo mai
Stu ténpu
Ch’u s’é pigiòu a beléssa e u nostru cantu
Pe ripurtane inderée sénsa ciü un nostru sensu
Ma òua che se vedemmu
Dumàn tüttu u cangiàa
Tu abitavi in via dell’amore vicendevole
E io avevo preso una stanza in affitto da quelle parti lì
Io dimostravo fondamentalmente i miei anni
Tu ormai non sapevi più quali fossero i tuoi
Perché a Genova si mo,riva a vent’anni
Ma senza diventare mai, mai degli eroi
Coi tuoi separati a colpi di calibro trentotto
E i miei tenuti insieme nella speranza per l’umanità
Noi sempre oltre ogni limite
Quel limite era una scommessa da non perdere mai
Tu eri bravissimo a ballare sulle rovine
Io altrettanto a rubare comprensione
Di noi amici, pochi amici, pochissimi amici
Tu eri fortissimo a inventarti la verità
Io liberisismo di crederla o non crederla
Io ho sempre sperato che qualcuno un giorno
Potesse accorgersi di noi
Ma eravamo invisibili, che non ci vedevamo mai
Stu ténpu
Ch’u s’é pigiòu a beléssa e u nostru cantu
Pe ripurtane inderée sénsa ciü un nostru sensu
Ma òua che se vedemmu
Dumàn tüttu u cangiàa
Stu ténpu
Ch’u s’é pigiòu a beléssa e u nostru cantu
Pe ripurtane inderée sénsa ciü un nostru sensu
Ma òua che se vedemmu
Dumàn tüttu u cangiàa
Ed. Nuove Edizioni Musicali – Milano
Tu abitavi in via dell’amore vicendevole
E io qualche volta passeggiavo da quelle parte lì
Il profumo dell’estate a volte era gradevole
E le tue medagliette al merito sul petto brillavano
Brillavano molto più dei miei lividi
Tu camminavi nell’inquietudine
E la mia incudine era un cognome inesorabile
Un deserto di incomunicabilità
Tu eri laureato in danni irreversibili che la droga provoca al cervello
Io un po’ di questo un po’ di quello
In fondo niente di veramente utile
Tu eri bravissimo a specchiarti nelle vetrine
Io altrettanto a svuotare le cantine
Per noi amici, pochi amici, pochissimi amici
Tu eri fortissimo a inventarti la realtà
Io liberissimo di crederla o non crederla
E ho sempre sperato che qualcuno un giorno
Potesse parlare male di noi
Ma eravamo invisibili, talmente invisibili che non ci vedevamo mai
Stu ténpu
Ch’u s’é pigiòu a beléssa e u nostru cantu
Pe ripurtane inderée sénsa ciü un nostru sensu
Ma òua che se vedemmu
Dumàn tüttu u cangiàa
Tu abitavi in via dell’amore vicendevole
E io avevo preso una stanza in affitto da quelle parti lì
Io dimostravo fondamentalmente i miei anni
Tu ormai non sapevi più quali fossero i tuoi
Perché a Genova si mo,riva a vent’anni
Ma senza diventare mai, mai degli eroi
Coi tuoi separati a colpi di calibro trentotto
E i miei tenuti insieme nella speranza per l’umanità
Noi sempre oltre ogni limite
Quel limite era una scommessa da non perdere mai
Tu eri bravissimo a ballare sulle rovine
Io altrettanto a rubare comprensione
Di noi amici, pochi amici, pochissimi amici
Tu eri fortissimo a inventarti la verità
Io liberisismo di crederla o non crederla
Io ho sempre sperato che qualcuno un giorno
Potesse accorgersi di noi
Ma eravamo invisibili, che non ci vedevamo mai
Stu ténpu
Ch’u s’é pigiòu a beléssa e u nostru cantu
Pe ripurtane inderée sénsa ciü un nostru sensu
Ma òua che se vedemmu
Dumàn tüttu u cangiàa
Stu ténpu
Ch’u s’é pigiòu a beléssa e u nostru cantu
Pe ripurtane inderée sénsa ciü un nostru sensu
Ma òua che se vedemmu
Dumàn tüttu u cangiàa
Intervista a Cristiano De Andrè - Sanremo 2014
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